Nei giorni scorsi Agatino Crisafulli, protagonista del brano “N’ergastolo e Dulore”, la canzone dedicata al fratello Mimmo e a tutte le vittime innocenti uccise sulle strade, con migliaia di visualizzazioni, è stato arrestato per futili motivi (una lite familiare) e portato in carcere. Nei mesi scorsi era stato condannato a due anni con rito abbreviato per resistenza, lesioni e danneggiamento. Oltre a lui, è stata condannata anche la mamma (un anno e 10 mesi), e la sua fidanzata (un anno e otto mesi). Un altro fratello con la sua fidanzata sono in attesa di giudizio. I fatti erano accaduti in Toscana nel maggio del 2021 in una centralissima piazza centrale, a Monsummano Terme, in provincia di Pistoia. Sulle modalità di quanto realmente accaduto è sull’arresto, il padre pone tanti interrogativi.
La notizia dell’arresto sta suscitando indignazione e sgomento sia a Catania che sui social su Facebook in particolare su Tik Tok in quest’ultimo, seguito da oltre 52.000 follower dove in un video dedicato al figlio Mimmo davanti alla sua lapide ha realizzato oltre 7 milioni di visualizzazioni. Qui il video.
Il padre di Agatino, Pietro Crisafulli, è il presidente di Sicilia Risvegli e Vittime della Strada ed è il fratello di Salvatore Crisafulli, meglio conosciuto come il “Terri Schiavo Italiano”, nonché regista del film “La Voce Negli Occhi” e papà anche di Mimmo, il 25 enne padre di due bambini ucciso sulla strada a Catania il 6 marzo del 2017, un omicidio stradale rimasto impunito ed insabbiato dalla magistratura Italiana. In un lungo e commovente memoriale,che si riporta integralmente qui, Pietro Crisafulli devastato dal dolore sia per la perdita del figlio Mimmo, si rivolge direttamente alla Corte di Appello che in questi giorni ha già respinto due istanze per la concessione degli arresti domiciliari, chiedendo l’immediata scarcerazione di suo figlio.
ALLA CORTE DI APPELLO DI FIRENZE
PRIMA SEZIONE PENALE
Angelo Grieco (Presidente)
Roberto Tredici (Consigliere)
Matteo Zanobini (Consigliere)
LEGGERE ATTENTAMENTE
OGGETTO: Memoria con contestuale richiesta di scarcerazione. Proc. Pen. R.G.3204/22 N.R. 2199/21 N. 1284/22 RR. CC. Udienza di Appello 10/03/2023 CRISAFULLI AGATINO
Illustrissimi giudici, mi presento: sono Pietro Crisafulli, un uomo di Catania che dal 6 marzo del 2017 vive un ERGASTOLO DI DOLORE.
Con la presente memoria pubblica voglio portare a vostra conoscenza la situazione familiare che da anni affligge la mia famiglia.
Sono il papà di Mimmo Crisafulli, un giovane di 25 anni padre di 2 bambini ucciso sulla strada a Catania il 6 marzo del 2017. Il mio amato figlio Mimmo non ha avuto GIUSTIZIA in ITALIA. L’assassinio di mio figlio è stato insabbiato.
Mio figlio Mimmo è stato ucciso sulla strada da una Smart condotta da Anastasia Conti, un medico della Catania bene, imparentata con un potente politico siciliano e difesa al processo per l’accaduto da un avvocato politicante ex assessore alla Regione Sicilia, ed ex assessore al Comune di Catania, ed appartenente al partito di Giorgia Meloni.
Ecco i fatti: pochi mesi dopo l’omicidio di mio figlio Mimmo, la Procura di Catania stranamente chiede l’archiviazione del procedimento penale a carico della Conti. Dopo esserci incatenati per 10 giorni, 24 ore su 24, davanti al Tribunale di Catania, la richiesta di ARCHIVIAZIONE viene rigettata. Stranamente, però, al posto di rinviare a giudizio l’imputata, viene accettato il PATTEGGIAMENTO, con concorso di colpa palesemente falso.
In sostanza, un’altra mascherata archiviazione.
Illustrissimi Giudici, comprendete bene quello che sto scrivendo: per il reato di omicidio stradale, questa donna è stata condannata a 5 mesi e 10 giorni con la condizionale e ha ottenuto addirittura la non menzione sul casellario giudiziale.
In sostanza, per l’omicidio di mio figlio non c’è stato nessun arresto, nessuna condanna. La condanna l’ho avuta io, l’ha avuta la mia famiglia e i bambini di Mimmo: tutti noi siamo stati condannati all’ergastolo del dolore.
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili il mio ricorso ed il ricorso dell’associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada di cui oggi faccio parte attivamente, perché ovviamente contro il patteggiamento le parti offese non possono interloquire. Adesso sto aspettando udienza presso la Corte Europea di Strasburgo, alla quale mi sono rivolto per ottenere UNA VERA GIUSTIZIA.
Da quando è stato ucciso mio figlio Mimmo, mi sono ammalato, sono stato colpito da diabete Mellito di grave entità con trattamento insulinico e da una grave sindrome depressiva endoreattiva a decorso cronico con idee suicidarie.
Sono anche il fratello di Salvatore Crisafulli, un uomo meraviglioso che amava la vita nonostante fosse paralizzato in un letto. Meglio conosciuto come il “Terri Schiavo Italiano” o “L’anti Welby”, anche lui vittima di incidente stradale avvenuto a Catania l’11settembre del 2003. Rimasto in coma e successivamente in stato vegetativo, diversi anni dopo si è svegliato (gli è stata poi diagnosticata la sindrome di Locked-in) e ha raccontato attraverso una sofisticata apparecchiatura che durante lo stato di coma vegetativo ritenuto permanente lui sentiva e capiva tutto. Mio fratello ha smentito così la scienza medica ufficiale che, quando noi familiari insistevamo sul fatto che lui sentisse e reagisse ai nostri stimoli, lo aveva definito “una foglia di insalata”, sostenendo che non sarebbe mai potuto tornare cosciente.
Nonostante la gravissima disabilità, è stato protagonista assoluto di numerose battaglie per la vita, per l’assistenza domiciliare e le cure alternative. Morto 10 anni dopo, esattamente il 21 febbraio del 2013, in attesa che un Giudice Italiano lo autorizzasse a curarsi con cellule staminali. La sua storia è stata raccontata dallo stesso, con il nostro aiuto, nel libro “Con Gli Occhi Sbarrati”, da cui è stata estratta la sceneggiatura del film “La Voce Negli Occhi”, dove viene raccontata l’intera storia di mio fratello. Un film già proiettato alla Camera dei Deputati, poi a New York, vincitore di numerosi premi, tra cui il Premio alla Vita, Siciliani Si Nasce, Primo Premio giornalistico Nadia Toffa ed altri.
Da questa vicenda, nel 2009 è nata l’Associazione Sicilia Risvegli Onlus, di cui lo stesso Salvatore è Presidente Onorario (www.siciliarisvegli.org), per continuare ad aiutare le persone e le rispettive famiglie colpite da queste tragedie.
FATTA QUESTA PREMESSA
Faccio presente a questa Corte che, oltre a essere Presidente di Sicilia Risvegli Onlus, sono anche rappresentante portavoce dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada per la Regione Sicilia. Con quest’ultima siamo protagonisti nella lotta contro le stragi stradali, sia in chiave preventiva, con numerosissime iniziative su tutto il territorio nazionale, e sia in chiave legislativa con le proposte di nuove leggi che possano arginare il fenomeno.
Perché mi trovo qui a scrivere a voi giudici di questa Corte?
Sono il papà di Agatino Crisafulli, attualmente detenuto nel carcere di Pistoia dal 14 settembre scorso, del cui caso Vi state occupando e per il quale c’è fissata udienza di Appello per il 10 marzo 2023, ed avete rigettato già due istanze di domiciliari presso la mia abitazione in Catania, a una distanza di oltre 1100 km, di cui una anche lavorativa. Le motivazioni per il rigetto di tali istanze sono in contrasto tra di loro: infatti, nella prima motivazione di rigetto veniva chiesto un lavoro su Catania. Da qui la seconda istanza, nella quale il lavoro c’era. Ma anche questa è stata rigettata e, nella motivazione di questo secondo rigetto, avvenuto pochi giorni fa, non si fa più menzione del lavoro.
Ho aspettato pazientemente prima di scriverVi, poiché ero convinto che mio figlio Agatino sarebbe stato scarcerato. Non credevo assolutamente che potesse rimanere in carcere per un reato di lievissima entità se paragonato all’omicidio dell’altro mio figlio. Mettetevi nei miei panni: un figlio mi viene ucciso sulla strada e la responsabile se la cava con pochi mesi e neanche un giorno di carcere. L’altro mio figlio, invece, viene tenuto in carcere con l’accusa di avere commesso reati che non sono minimamente paragonabili con quello del privare una persona della vita.
Oltretutto, nutro fortissimi dubbi sul fatto che mio figlio Agatino sia effettivamente colpevole dei reati di resistenza, lesioni e danneggiamento, per i quali è stato addirittura condannato a due anni con rito abbreviato, il che significherebbe che per questo presunto reato abbia avuto 3 anni.
Eppure, ci sono tantissimi casi dove i responsabili di reati peggiori non vengono nemmeno arrestati, come nel caso dell’uccisione di mio figlio Mimmo.
Volendo entrare sinteticamente su quanto accaduto a mio figlio Agatino: quando i carabinieri gli hanno chiesto i documenti, loro conoscevano molto bene mio figlio, sapevano chi era. Pertanto, chiedere i documenti con insistenza a una persona che conoscevano, non era necessario, poiché sapevano perfettamente come si chiamasse e dove abitasse. Oltre al fatto che mio figlio era a piedi insieme alla sua ragazza in una pubblica piazza. Non erano a bordo di un’auto. Il tutto è accaduto nel centro di una piazza piena di telecamere, ma stranamente non ci sono immagini su quanto accaduto.
A differenza dell’uccisione di mio figlio Mimmo, ucciso in una strada di periferia e in tarda serata, dove esiste il filmato che ha ripreso la scena del crimine.
Come mai in una piazza centrale con numerose telecamere e in pieno giorno, non ci sono immagini di quanto accaduto? Secondo voi, non è strano?
Questa situazione, come ben sapete, ha causato anche l’arresto non solo della sua fidanzata, ma addirittura della mamma, di un altro mio figlio e della di lui ragazza. Tutti scarcerati subito dopo l’interrogatorio. I primi tre sono stati condannati in primo grado rispettivamente a due anni, a un anno e 10 mesi e un anno e 8 mesi. L’altro mio figlio con la sua ragazza, che vivono qui a Catania, devono essere ancora giudicati. Credo che, se avessi visto che veniva picchiato dai carabinieri, anche io avrei difeso senza ombra di dubbio mio figlio Agatino. Chiunque l’avrebbe fatto. Non essendoci prove certe, soprattutto da filmati stranamente mancanti, sono stati ingiustamente condannati pesantemente, con la speranza che in fase di Appello vengano tutti assolti perché i fatti non sussistono e non corrispondono con la realtà.
Per quasi 18 mesi, a causa di questa situazione, mio figlio Agatino è stato sottoposto all’obbligo di dimora che ha rispettato, tranne che per i fatti che enuncerò qui di seguito e che sono accaduti in ambito familiare.
Faccio presente che la denuncia nei confronti di mio figlio, che ha determinato la revoca della precedente misura e la sostituzione con quella della custodia cautelare in carcere, è frutto di una lite familiare. Nata da una discussione sul luogo di lavoro, presso alcuni parenti, dove Agatino da mesi non percepiva nessuno stipendio, nonostante fosse stato regolarmente assunto.
La lite familiare nasce proprio da questo. Non c’è stata nessuna rapina di cellulare: semplicemente, nel corso della discussione mio figlio ha preso il cellulare di questa parente. Lei, poi, quando lo ha denunciato era ancora in preda alla rabbia e così ha esagerato il suo racconto, aggiungendo particolari che non corrispondono alla realtà. Nel prendere la denuncia, i carabinieri l’hanno impostata in modo che ha poi determinato la custodia in carcere di mio figlio.
Infatti, quando la rabbia è sbollita e dopo aver capito le conseguenze dell’esagerazione del suo racconto e del modo in cui era stato impostato nella denuncia dai carabinieri, si è recata in caserma e ha chiesto di rimettere la querela. Ma non ha potuto farlo, poiché nella denuncia l’atto di prenderle il cellulare è stato fatto risultare come una “rapina”, reato che comporta l’apertura d’ufficio della denuncia. Ovvio che se ci sarà un processo per questi fatti, categoricamente farà presente che ha già chiesto e pretende che venga ritirata la querela e che i fatti impostati sulla denuncia scritta dai carabinieri sono esagerati e non corrispondono con la realtà dei fatti accaduti.
Da quando è stato ucciso mio figlio Mimmo, Agatino è cambiato. L’uccisione del fratello lo ha portato ad usare cose che non doveva toccare, mi riferisco per esempio all’uso di spinelli e alcolici. Ovviamente, non era più l’Agatino di una volta. La morte del fratello, che lo stesso amava più della sua vita, lo ha portato alla disperazione più totale. La mancanza di giustizia subita dalla nostra famiglia ha peggiorato le cose. Ovviamente, anche lui come tutti noi vive un ergastolo di dolore.
Faccio presente che Agatino è cresciuto vedendo i suoi genitori e sua nonna assistere suo zio Salvatore, costretto in un letto in stato vegetativo permanente, li ha visti lottare perché venisse riconosciuto cosciente, ha assorbito l’amore, l’empatia, la capacità di sacrificarsi per chi si ama che per anni ha caratterizzato la sua famiglia. Lui stesso si è dato tantissimo da fare in ambito sociale sia per l’Associazione Sicilia Risvegli e sia per le Vittime della Strada. Prima che il fratello Mimmo venisse ucciso, insieme a lui aveva partecipato alla realizzazione del film capolavoro “La Voce negli Occhi” come attore, in una parte molto toccante, quella di quando mio fratello Salvatore aveva chiesto l’eutanasia, andando a morire in Belgio.
Ha anche realizzato la canzone “N’ERGASTOLO E’ DULORE” dedicata al fratello Mimmo e a tutte le vittime innocenti uccise sulla strada, facilmente reperibile sul web con migliaia di visualizzazioni.
Illustrissimi giudici, sono un padre devastato dal dolore, che ha perso un figlio e teme che l’altro, in carcere, possa perdersi per sempre. Vi chiedo di mettervi una mano mano sulla coscienza e mi auguro che possiate capire che tenere in carcere un dolce ragazzo come mio figlio Agatino potrebbe peggiorare ancora di più la sua situazione fisica, morale e psicologica.
Personalmente sono stanco di subire ancora cattiverie su di me e i miei cari.
Con la presente chiedo l’immediata scarcerazione di mio figlio Agatino, che torni libero e senza obblighi. In alternativa, la concessione degli arresti domiciliari presso la mia abitazione in Catania, autorizzandolo a recarsi a lavoro come già indicato nell’ultima istanza fatta dal suo avvocato, che chiedeva anche l’uso del braccialetto elettronico, che secondo me non è necessario. Anche perché io stesso ho bisogno di assistenza dato che sto male.
In attesa di una celere ed immediata scarcerazione di mio figlio, porgo i miei saluti ed attendo fiduciosamente la vostra decisione dopo aver letto questo mio memoriale che renderò pubblico. Su quanto da me raccontato troverete conferme sul web.
Distinti saluti
Pietro Crisafulli
Si allega encomio da parte Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Onlus
Copia documento d’identità
3281252463 ciao sono il mori bene ferie non voglio dirti niente di avulso al mio reale intendimento,ti dico però che mi sono sentito aiutato e a crederei me ora ti scrivo per pregarti di chiamarmi il prima possibile entro 1o2giorni massimo altrimenti ciao e stato un piacere
Al netto dell ortografia era questo quello che volevo farti. Sapere ciao
Ciao