Il Tribunale di Cosenza ha accolto la domanda di risarcimento danni proposta dai signori M.G. e M.G. in proprio e nella qualità di genitori di M.J. e M.E.
La storia nasce nel 1995 quando la signora M.G., venne ricoverata per una epigastralgia in corso di gravidanza il 4.1.1995, successivamente veniva ricoverata il 12.4.1995 per minaccia di parto prematuro.
La vittoria fu poi seguita ambulatorialmente. Sennonchè nell’agosto del 1995 fu diagnosticata: gravida alla quarantesima settimana, gravidanza gemellare edemi. In buona sostanza le due bambine nascevano l’8.08.1995 con un grave ritardo mentale in soggetti con tetra paresi spastica.
Dalla documentazione apparve evidente, purtroppo, che il monitoraggio ostetrico eseguito presso l’Ospedale Civile di Cosenza si rivelava del tutto carente, trascurato e inidoneo ad assicurare una gestione quanto più adeguata e sicura.
Da qui ne consegue che una corretta valutazione dei problemi fetali avrebbe dovuto condurre a scelte diverse per il prosieguo della gravidanza. Infatti la paziente non fu avvertita dei possibili rischi fetali nè furono adottate iniziative idonee ad un’assistenza più adeguata e intensiva della gravidanza stessa.
Quanto infine al parto si è riscontrata una colpa grave in capo ai medici che assistettero M. G. e quindi si è affermata la sussistenza del nesso causale tra le molteplici lesioni riportate dalle gemelle e tutta la condotta colposa dei medici che ebbero in cura la Sig.ra M.G.
Va detto che i coniugi si rivolsero agli avvocati Emilio ed Edoardo Greco 4 anni dopo l’evento di cui trattasi. I difensori pur nella difficoltà del tempo trascorso, al limite della prescrizione, riuscirono al tempo a far rinvenire il registro ospedaliero del ricovero, all’epoca stranamente scomparso, grazie ad uno stratagemma difensivo.
Infatti a seguito dell’esposto, il Procuratore della Repubblica dell’epoca Fiordalisi, ordinò un sequestro di un registro su cui erano stati annotati tra il gennaio e il maggio del 1995 le visite ginecologiche ambulatoriali eseguite nella struttura ospedaliera. Il registro in questione, del quale era stato ufficialmente chiesta la visione nel 2000 era inspiegabilmente introvabile.
Tanto ha determinato una condanna risarcitoria a carico dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, con sentenza da parte del Tribunale Civile di Cosenza, nella persona del Giudice Elena Coppola, pari ad 3 milioni e 600mila euro, somma comprensiva di interesse e rivalutazione.
Siamo davanti ad uno dei risarcimenti più alti che l’Azienda Ospedaliera di Cosenza abbia mai pagato per malasanità.
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