Leucemia fulminante: premiato l’italiano Francesco Lo Coco

Francesco Lo Coco riceve il premio

Francesco Lo Coco, professore ordinario di Ematologia all’Università Tor Vergata di Roma e grande esperto di una rara forma di leucemia, è stato premiato a Stoccolma, durante la sessione principale del congresso della Società Europea di Ematologia. Come riconoscimento ai suoi studi sulla leucemia promielocitica acuta e ai grandi progressi compiti grazie alle sue ricerche, Lo Coco, nato nel 1955 a Palermo, riceve il più prestigioso riconoscimento europeo in ematologia, il Josè Carreras Award, istituito in onore del tenore spagnolo ammalatosi di leucemia nel 1987.

Il premio

Dopo la diagnosi, nel 1988, Carreras fu sottoposto a trapianto di midollo a Seattle, negli Stati Uniti. Negli anni successivi decise di creare la Fondazione che porta il suo nome, con sede a Barcellona, con l’obiettivo di sostenere ricercatori che svolgono la loro attività in ambito ematologico. Nasce così anche il premio, assegnato ogni anno durante il convegno della European Hematology Association, voluto per omaggiare i più illustri scienziati che si sono contraddistinti con i loro studi, ai quali viene anche concesso l’onore di tenere un discorso durante la più seguita e importante seduta congressuale.

Le motivazioni

A Francesco Lo Coco viene riconosciuto il ruolo cruciale nella lotta alla leucemia promielocitica acuta. Nel 2013, sulla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine, venne infatti pubblicato uno studio da lui disegnato e coordinato che ha cambiato la storia dei malati. «Con quella pubblicazione abbiamo messo le fondamenta di un nuovo paradigma diventato oggi standard di cura, senza chemioterapia: la combinazione di acido retinoico e triossido di arsenico, in grado di distruggere soltanto le cellule cancerose» dice Lo Coco. «Il lavoro di Lo Coco e il suo riconoscimento sono ancora una volta testimonianza dell’eccellenza delle cure nel nostro Paese – commenta Fabrizio Pane, direttore dell’Unità Operativa di Ematologia e Trapianti di Midollo all’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli e past president della Società Italiana di Ematologia -. Francesco è il terzo italiano a vincere il premio (dopo Lucio Luzzatto nel 2002 e Brunangelo Falini nel 2010, ndr). In medicina, e ancor di più in oncologia, non sono molti i casi in cui si può parlare di vera e propria guarigione e di un radicale ribaltamento di prospettiva. Ma siamo ragionevolmente autorizzati a farlo nel caso di questo tumore del sangue, che fino a pochi anni fa non lasciava scampo».

La malattia

Rarissima e pericolosa, eppure, se riconosciuta per tempo, guaribile. Diagnosticare rapidamente la leucemia acuta promielocitica è fondamentale perché questa forma di tumore del sangue progredisce in fretta e si stima che circa il 15 per cento dei pazienti vada incontro a emorragie fatali (per esempio cerebrali) ancora prima di poter ricevere la diagnosi e, quindi, essere sottoposti alle terapie, che esistono e sono efficaci. Per salvarsi la vita è dunque fondamentale essere informati per riconoscere le prime avvisaglie di questa malattia, di cui si diagnosticano soltanto circa 150 nuovi casi all’anno in Italia, e la cui incidenza è maggiore nella fascia della popolazione tra i 30 e i 45 anni, ma che può colpire anche bambini e anziani. «Si manifesta con la comparsa di ecchimosi (i comuni lividi che si formano anche con piccoli traumi) e petecchie (delle macchie cutanee di piccole dimensioni e di colore rosso vivo) che compaiono soprattutto agli arti inferiori – conclude Lo Coco -. A questi si associano delle gravi emorragie che si riscontrano nella maggior parte dei casi a livello gastrointestinale, del sistema nervoso centrale e genito-urinario. Si può morire in 4 giorni, ma le terapie sono in grado di guarire i pazienti in oltre il 90 per cento dei casi, se la patologia viene identificata in tempi rapidi e in centri di riferimento esperti e attrezzati per affrontarne la gestione».

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