L’udienza in Cassazione per l’ultimo grado di giudizio sull’omicidio di Mimmo Crisafulli è stata programmata per martedì 11 febbraio ore 10 e sotto il palazzo di giustizia a Roma sono attese diverse persone per sostenere il padre Pietro con la sua famiglia.
Prende il via l’iniziativa “Non si patteggia la morte” che non prevede fiaccolate. bensì dona la possibilità a chi lo desidera, di far sentire la propria voce, stringendosi attorno alla famiglia di Mimmo Crisafulli.
La famiglia, ed in particolare il padre Pietro in viaggio con un camper da Catania diretto a Roma presso la Corte Suprema di Cassazione, dove martedì 11 febbraio ore 10 alla quarta sezione penale decideranno sui ricorsi presentati dalla famiglia Crisafulli e dall’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada, capeggiata dal Veronese Alberto Pallotti che sarà presente alla manifestazione pacifica, per chiedere giustizia non vendetta.
“A differenza dell’omicidio di Marco Vannini, il PG ha chiesto che i ricorsi sulla morte di Mimmo Crisafulli, vengano dichiarati inammissibili. L’ultima parola spetta ai giudici, ma c’è il massimo rischio dell’ennesima “sentenza fotocopia”, c’è il timore fondato che Mimmo venga ucciso definitivamente per l’ennesima volta dalla magistratura Italiana. Una sentenza veramente assurda, che da un lato ha riconosciuto Anastasia Conti colpevole di omicidio stradale, dall’altra la buffonata della condanna con patteggiamento illegale ed illegittimo a 5 mesi e 10 giorni di reclusione con la condizionale e pena non menzione sul casellario giudiziale. Chiediamo con forza che la Corte di Cassazione si pronunci anche a porte aperte, che dia la possibilità alla famiglia di partecipare all’udienza, ma soprattutto che si pronunci a sezione unite: occorre sciogliere una volta per tutte il “pasticcio giuridico” Mimmo merita rispetto, giustizia e verità”.
La vicenda di Mimmo Crisafulli in attesa dell’ultimo atto, in Cassazione dove è stata fissata per martedì 11 febbraio 2020 l’udienza, per la famiglia si tratta di un giorno molto importante: la sentenza potrà infatti confermare o ribaltare la condanna stabilita dal Giudice per l’udienza Preliminare di Catania nei confronti di Anastasia Conti. Dunque l’ultimo capitolo giudiziario della tragedia di Mimmo Crisafulli sarà scritto il prossimo 11 febbraio del 2020, per decidere sui ricorsi presentati dalla difesa della famiglia Crisafulli e dall’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada capeggiata dal Veronese Alberto Pallotti, contro la decisione del giudice per l’udienza Preliminare di Catania, che aveva concesso un patteggiamento, condannando Anastasia Conti a 5 mesi e 10 giorni di reclusione con la condizionale, pena non menzione, con l’accusa di omicidio stradale per la morte del 25enne, avvenuta a Catania il 6 marzo 2017.
La difesa civile chiede l’annullamento della sentenza. chiedendo che la Corte di Cassazione rimetta gli atti alla Corte Costituzionale perchè venga dichiarata l’illegittimità dell’articolo 447 del CPP nella parte in cui non prevede il diritto della persona offesa ad interloquire all’udienza fissata. La direttiva dell’Unione Europea 29 del 2012, declinerebbe nel dettaglio il diritto fondamentale dell’offeso a partecipare al procedimento e al processo, ed in particolare. il diritto ad essere ascoltato e fornire prove. La richiesta del PG presso la Cassazione pone molti dubbi ad un nuovo processo, ma l’ultima parola spetta ai giudici che potrebbero confermare la sentenza, rendendo così la decisione definitiva. Se invece accogliessero i ricorsi della difesa della famiglia Crisafulli si celebrerà un nuovo processo.
Il caso di Mimmo Crisafulli è un caso che ha fatto molto discutere e che mobilitò anche associazioni che chiesero giustizia affiancando la famiglia in una dura battaglia.
“Dall’archiviazione all’apertura delle indagini, senza un processo fino ad arrivare al patteggiamento è stata una vergogna inaudita – aveva commentato col cuore in gola Pietro Crisafulli (presidente di Sicilia Risvegli Onlus, responsabile Ass.ne Italiana Familiari e Vittime della Strada delle sede di Catania e regista del film “La voce negli occhi”), padre di Mimmo, ed anche fratello di Salvatore conosciuto come il “Terri Schiavo Italiano” – vogliamo giustizia vera: non si patteggia con la morte. Lei, la signora che si trovava alla guida dell’auto, condannata a 5 mesi e nemmeno sulla carta, a noi è rimasto l’ergastolo del dolore. Con la sentenza di patteggiamento, senza un processo, senza che il morto si possa discolpare dalle accuse infondate dal presunto concorso di colpa, ma soprattutto non rispettare le numerose sentenze, ultima per ordine di tempo, proprio dalla Corte Suprema di Cassazione terza sezione civile, ord. 30993/2018, in cui spiega chiaramente che non c’è nessun concorso di colpa con l’altro guidatore, chi non si ferma allo stop ha sempre la responsabilità esclusiva.
Dunque al segnale di stop bisogna sempre fermarsi. I giudici supremi della Cassazione avevano respinto con rigore tale doglianza, rammentando che il segnale di “stop” pone a carico dei conducenti di autoveicoli l’obbligo di arrestare sempre e comunque la marcia, persino quando la strada sia sgombra totale da veicoli. L’11 febbraio comunque manifesteremo a Roma davanti alla sede della Corte di Cassazione, sè rigetteranno i ricorsi, ricorreremo alla Corte Europea, facendo condannare l’Italia per l’ingiustizia subita”.
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